Ritmica e pratiche gestuali ampliate

Costellazioni ritmiche su lavagne multi- stellate

Verso un affinamento del gesto di carattere pre-strumentale

di Anna Laura Longo





Nello studio –atelier Territorio di stimolazione sonora in Roma, durante l’anno 2023, all’interno di un seminario di Ritmica e pratiche gestuali ampliate, è stato portato a maturazione un progetto particolare, intitolato Costellazioni ritmiche su lavagne multi-stellate. 

Si è trattato nello specifico di produrre una momentanea mobilitazione e rivisitazione dell’esercizio ritmico, provvedendo, da un punto di vista didattico, a generare un proficuo (e provvisorio) allontanamento dalla prassi abituale. Ne sono sortite considerazioni inerenti l’approccio al gesto, alla scrittura, alla dimensione visiva. 

Come ben sappiamo, l’esercizio ritmico - sulla base di una traccia scritta preesistente o in funzione di una prassi estemporanea-  viene di solito affrontato facendo ricorso al battito di mani oppure mediante un uso percussivo e musicale del corpo (body- percussion). In alternativa ci si serve di elementi tratti dallo strumentario vero e proprio (legnetti, blocchi di legno ecc.), attingendo in modo particolare alla sezione di strumenti ritmici non melodici.

Nel corso dell’esperimento, prolungatosi per un periodo abbastanza ampio, gli strumenti ritmici e il battito di mani sono stati prontamente sostituiti da svariati gessi, dapprima di colorazione uniforme, in seguito di colorazioni diversificate.

Il supporto su cui operare è stato offerto da lavagne con fondo scuro di piccolo, medio e grande formato.

Dimensioni: 40x60 cm. / 20x30cm. / 15x20cm.

La maneggevolezza delle lavagne prescelte e le dimensioni delle stesse hanno consentito di sviluppare sia un impiego orizzontale (grazie a un appoggio su tavoli o ripiani) sia un impiego semi-verticale e variamente inclinato. Questo secondo utilizzo potrebbe più facilmente essere definito semi-strumentale, poiché riconducibile, ad esempio, all’uso di un tamburo a cornice, consentendo una postura e un atteggiamento corporeo per lo più vicini a quello  tipicamente strumentale.

In questo caso a una mano è stato affidato il compito di sostegno dello strumento-lavagna e all’altra il compito di gestire i battiti con il gesso quasi a mo’ di battente.

È stata costantemente presente un’indagine sulla lateralità e dunque previsto un passaggio e un uso alternativo degli arti superiori, nella fattispecie delle due mani.

La mediazione nonché guida di riferimento – per procedere nella lettura- è stata data inizialmente da pagine estrapolate da Il quaderno di ritmica (RICORDI). Ne sono autori Francesco Bellomi, Paolo Musmeci e Mariella Sorelli. Da questa raccolta sono stati tratti in particolare alcuni esercizi appartenenti all’unità 3 e 4. È stato portato avanti un confronto tra esercizi basati su un metro costante e stabile, in integrazione con  esercizi ametrici. Gli esercizi suddetti sono stati in seguito ricostruiti e ricomposti attraverso la tecnica del collage in modo tale da dar luogo a ritmi misti.

Procedendo nel lavoro si è poi passati a elaborare traiettorie parzialmente o del tutto estemporanee, privandosi quindi di ogni riferimento alla notazione. 

Violeta Hemsy de Gainza nell’epilogo al suo volume intitolato L’improvvisazione musicale (RICORDI) segnala come sia necessario volta per volta “accendere” il processo e, ancor meglio, suggerisce di scatenare i processi espressivi.

In alcune pagine interne del suo libro più volte invita a scegliere visualmente i materiali da combinare, invogliando quindi a integrare continuamente l’attività con strutture mobili e meno rigide rispetto a quelle prodotte abitualmente. Lo scopo è di certo quello di intavolare un dialogo diretto con lo strumento ma, anche (ed è il nostro caso), con l’oggetto sonoro, depositario spesso di altrettanto valide risorse in termini di restituzione musicale.

Destinatari delle lezioni sono stati adulti e ragazzi, variamente coinvolti sia singolarmente sia in gruppi combinati. 

Per dare avvio all’esperienza sono state anzitutto fornite delle indicazioni generali sulla tipicità dell’attività e sono state chiarite in dettaglio le associazioni possibili tra figure musicali tradizionali e segni, collegabili – nel nostro caso – con i relativi gesti da imprimere mediante il gesso sul supporto-lavagna. L’esperimento a tutti gli effetti si è trasformato in un episodio particolare di scrittura (e ri-scrittura) mediata dall’esecuzione delle tracce ritmiche.

Di seguito le principali associazioni proposte (facilmente assimilabili e memorizzabili)

Per semiminime, crome semicrome: figure puntinate o tratteggiate, rispettivamente dotate di grandezze degradanti

Per le figure di minime e semibrevi: linee diritte o leggermente ricurve (corrispondenti, per estensione, alle rispettive durate)

Per le pause: sospensione dei gesti

Una necessaria differenziazione tra accenti deboli e forti è stata prodotta ricorrendo semplicemente a una minore o maggiore incisività di pressione o di impatto mediante il gesso a disposizione.

L’approfondimento ritmico che viene qui descritto punta fondamentalmente a creare una valida ampiezza di prospettive per quanto concerne la conquista di una diversificazione nell’approccio con il gesto (di carattere pre-strumentale) e abitua quindi a porre quest’ultimo in stretta relazione con un’assimilazione fattiva di pattern peculiari.


Una duplicità nel risultato

Va segnalato come la realizzazione pratica dell’esercizio, sin dall’inizio, abbia indotto ad abbandonare la linearità tipica della scrittura musicale (linearità paragonabile, tra l’altro, a quella del linguaggio scritto verbale). Lo scopo, da questo punto di vista, è stato quello di favorire una piena vivibilità dello spazio - lavagna. 

L’attenzione è stata da subito portata sulla significatività e sulla duplicità del risultato conseguibile.

È possibile infatti notare come il medesimo gesto (vale a dire il leggero colpo realizzato mediante il gesso, attenendosi al ventaglio di varianti suddette e sviluppato sulla base di una musicalità vera e propria) vada a generare automaticamente non solo un corrispettivo sonoro ma, nello stesso tempo, una traccia segnica peculiare, dotata di un suo imprinting di tipo visivo. 

Non è affatto trascurabile la presenza di questo secondo elemento poiché tende a rendere singolare l’azione, restituendo una vera e propria traccia astratta e andando, quindi, ad esplicitare un’adeguata differenziazione, previo confronto diretto con le realizzazioni sonore pure, vale a dire riconducibili a un gesto percussivo semplice, realizzato per l’appunto sullo strumentario ritmico a prescindere da qualsivoglia strascico visivo.

L’associazione tra aspetto uditivo e aspetto visivo ha così potuto prendere forma in modo cangiante.

L’impronta sonora ovvero il risultato prodotto è stato volta per volta e con meticolosità da noi analizzato, ascoltato e ri-ascoltato facendo ricorso a registrazioni. 

Le versioni grafiche/segniche (che potremmo definire “trascrizioni astratte di tipo visivo”) sono invece state fotografate e messe gradatamente a confronto.  Naturalmente è stato posto in evidenza l’ampio margine di variabilità e la quasi impossibilità di una effettiva replicazione fedele, nel passaggio da una versione a un’altra. 

Come si potrà leggere in conclusione è stato previsto anche un utilizzo come partiture informali per pratiche pianistiche. 

Scrittura e musicalità alleate (verso un affinamento gestuale)

I ripetuti  ascolti e le esplorazioni dei materiali scaturiti dalle prove di verifica via via susseguitesi hanno spinto necessariamente a riflettere sul carattere eterogeneo e dinamico della musicalità e sui presupposti o conseguenze (sia dirette che indirette) inerenti l’affinamento gestuale strettamente connesso.

In merito a quanto si sta qui riferendo e descrivendo c‘è poi da riflettere su alcuni ulteriori aspetti prioritari.

Scrivere in modo spontaneo su una lavagna non comporta in genere un uso consapevole della musicalità.  È stato sufficiente a tale proposito aprire una parentesi e ritrovarsi a imprimere (sulle medesime lavagne impiegate ritmicamente) delle frasi o parole prive di qualsivoglia connessione volontaria con un gesto ritmico o prioritariamente musicale. Queste scritture a-musicali, come è normale che sia, si sono mostrate evidentemente prive di una valenza sonora riconoscibile come tale. Più che altro si potrebbe affermare che, pur presentando una traccia uditiva da cogliere (viene pur sempre prodotto un suono grazie all’impiego del gesso), attraverso una scrittura ordinaria non si rende esplicito –intenzionalmente-  un aggancio volontario e sistematizzabile in chiave ritmica e musicale. 

Altra cosa sarebbe prevedere un uso musicale “secondario” o una riformulazione in chiave musicale o compositiva di pratiche – almeno in partenza - non intenzionali da questo punto di vista.

Nel nostro esperimento compiuto sul ritmo, al contrario, l’atto di depositare segni su una o più lavagne (sulla base delle premesse e coordinate profilatesi a priori) ha coinciso evidentemente con uno studio sottile e al contempo ampliato di tipo motorio e quest’ultimo ha avuto una valenza spiccatamente ritmica e musicale, strettamente connessa con vere e proprie configurazioni basilari, riconducibili alla notazione o meno.

Tuttavia, per meglio comprendere il senso di tali direzioni molteplici e in vario modo intersecabili, durante gli incontri il discorso è stato a tratti ribaltato, mettendo quindi alla prova la prontezza di riflessi e la flessibilità mentale degli allievi e allieve nel collocarsi volta per volta su un’angolazione differente. Si è cioè provato a lavorare anche su scritture integralmente libere, non più riconducibili a scritture musicali e neppure a parole o frasi, e quindi - da un punto di vista visivo - esclusivamente casuali (sebbene collegate con i medesimi segni impiegati in precedenza: figure puntinate, tratteggiate e allungate).

Ci si è basati in questo caso su una conduzione mentale assolutamente svincolata. Anche in questo caso è stato davvero utile portare a termine osservazioni e paragoni fertili. Alcune prove sono state compiute a occhi chiusi, per mettere in risalto la tipicità di queste azioni ulteriori. Siamo del resto chiamati – di fronte a manifestazioni ritmiche svariate- a riconoscerne la natura inebriante, catalogabile o al contrario sfuggente. 

L’estensione della superficie 

(gradualità, ampiezza del gesto e soluzioni combinate

La gradualità ha contrassegnato il percorso nella sua interezza. Si è trattato di una gradualità dispiegatasi sotto vari punti di vista. Il focus è stato portato in ogni caso sul corpo e il suggerimento è stato quello di guardare ad esso come a un organismo affatto statico, coinvolto invece in maniera aperta e soprattutto malleabile.

 L’estensione della superficie di azione ha dato modo di sperimentare tale assunto in modo diretto e soprattutto esplicito.

Per questa ragione si è passati non solo da una lavagna piccola a una di grandezza media o via via più estesa. Ma si è poi optato per delle soluzioni di tipo combinato.

Si è rivelata di grande aiuto la conoscenza in video di concerti in cui una o un percussionista, si ritrova ad agire su un ampio set di strumenti. Ad esempio di Betsy Jolas è stato ascoltato e visionato il brano intitolato Études Aperçues (pour vibraphone et cinq cloches à vache).

In ogni caso, le varie realizzazioni ritmiche condotte a questo punto su un vero e proprio set di lavagne sovrapposte o affiancate (questa volta collocate orizzontalmente o lasciate sospese), si sono trasformate in valide prove per esercizi pre-strumentali. Vale a dire supportati dalle medesime intenzioni qualitative che di norma affiancano e scandiscono l’atto strumentale.  Dal punto di vista corporeo e gestuale e inoltre dal punto di vista dell’attenzione uditiva. 

Singoli allievi e allieve hanno dunque lavorato con una o più lavagne contemporaneamente e inoltre con incroci che hanno dato modo di innescare ulteriori similitudini o raffronti con  possibili esecuzioni di musiche pianistiche a quattro, sei o otto mani.  

Sessioni di registrazione

Sulla base di quanto detto sinora va quindi evidenziato come anche le registrazioni abbiano avuto luogo rispettivamente:

Su una lavagna piccola singola

Su una lavagna media singola

Su una lavagna grande singola

Su due o più lavagne con realizzazioni in forma simultanea e sincronizzata

Su due o più lavagne in forma non sincronizzata

Su una stessa lavagna con turni alterni o intersecati

Su due o più lavagne con imprevedibili interscambi

Sono queste solo alcune delle situazioni prospettate e scelte di comune accordo. I vari incontri hanno comunque dato modo di far emergere - all’impronta- soluzioni all’insegna della diversificazione e della variabilità. Il tutto è avvenuto facendo riferimento alla scrittura musicale e in alternativa basandosi su prassi improvvisative.

Suggestioni poetiche e riferimenti ai firmamenti nell’arte

Come suggerito dal titolo le tracce e le “scritture” e ri-scritture create dai gessi sulle lavagne sono state viste sin dall’inizio come delle vere e proprie stilizzazioni di firmamenti.

 Una poeticità di fondo ha accompagnato tutto l’iter didattico-musicale.

Avrebbe potuto esserci naturalmente anche un’attribuzione simbolica diversa. In ogni caso un sostegno per l’immaginazione – nell’avvicinare le caratteristiche ritmiche-  ha permesso anche di non banalizzare il risultato su un piano estetico, generando un’interessante suggestione da mantenere costantemente in azione, in forma più o meno sotterranea.

Strada facendo non è mancato il desiderio di esplorare opere visive, testi poetici, testi scientifici, musiche ispirate alle stelle. Tra tutte ha riscosso un particolare interesse la composizione di Gérard Grisey intitolata Le Noir de l’étoile. Celebre la versione attuata dalle Percussions de Strasbourg.  

È stato offerto infine, a conclusione del tragitto, lo spunto di trasformare l’ensemble di esercizi ritmici in una vicenda pianistica.

Alcune stelle in metallo, rinvenute in un mini-market situato nelle vicinanze dello studio in cui hanno avuto luogo gli incontri, si sono rivelate utili per determinare sulla tastiera dei cluster di diversa ampiezza mentre le lavagne stesse –utilizzate in varie formulazioni concatenate -a mo’ di circuiti- sono state viste e vissute come partiture informali.

Conclusioni

L’allontanamento dalla pratica usuale di svolgimento dell’esercizio ritmico ha generato nei partecipanti e nelle partecipanti al corso un evidente rafforzamento del “sapere ritmico” mentale nonché corporeo e generato un progressivo ampliamento di prospettive sul piano esperienziale.  Tutto ciò è stato di aiuto per potersi immettere facilmente in un tempo (o micro-tempo) contrassegnato dall’orizzonte tipico di una di scoperta. Aumentando il piacere e la partecipazione cosciente nelle varie fasi dell’esperimento.

Si è sviluppata a tutti gli effetti una rivitalizzazione di una pratica, con benefici e vantaggi tali da tenere distante ogni eventuale alone di monotonia o presenza di ripetitività fine a stessa. 

L’allontanamento ha potuto dunque agire come un rafforzamento. Il progetto Costellazioni ritmiche ha in sostanza indotto a guardare al ritmo come a una costellazione, dunque come a un fatto eterogeneo e degno di indagini potenzialmente infinite.

Va ribadito come lo slittamento da una strada battuta e iper-conosciuta consenta in gran parte dei casi di farvi ritorno con rinnovata maestria o consapevolezza. 

È ciò che è avvenuto in occasione del nostro ritorno, per l’appunto, a una pratica abituale per l’esecuzione di uno o più esercizi ritmici. 

Si segnala come l’attività fin qui descritta si presti a costruire ipotesi di lavoro che non siano dotate di una particolare complessità virtuosistica. Quest’ultima inficerebbe la ricerca di una precisione adeguata e ostacolerebbe una cura dettagliata nell’impostazione del gesto.

Tutto il percorso si basa sull’agevolazione di un incorporamento effettivo e di un’interiorizzazione feconda. Naturalmente il valore - e la significatività - della scrittura anzi delle scritture, di tipo meramente ritmico e più ampiamente musicale, è stato messo costantemente in rapporto con pratiche che non fanno leva su quei riferimenti espliciti. Si tratta infatti, sistematicamente e avventurosamente, di ricostruire repertori, panorami, sintassi e grammatiche invitando a cogliere parallelismi o nutrirsi di opposizioni, raggiungendo conclusioni non statiche ma suscettibili invece di rinnovamenti imprevisti o ulteriori.

Interessarsi al vocabolario corporeo ha significato mettersi in contatto con un desiderio primario: quello di raggiungere nuovi stadi di maturazione e di sperimentazione addentrandosi nelle profondità di realtà musicali molteplici. Per innescare piacevoli e desiderabili processi di crescita.


Bibliografia

Wassily Kandinsky : Punto, linea, superficie ( Biblioteca Adelphi)

Quaderni della SIEM (Semestrale di ricerca e didattica musicale): Anno 20 n.25-1-2 /2011 (EDT)

Harald Bojé : Il pianoforte – Nuovo metodo per principianti alla scoperta della musica (Ricordi)

Violeta Hemsy de Gainza: L’improvvisazione musicale (Ricordi)

Fiorella Cappelli Ida Maria Tosto: Geometrie vocali (Ricordi)

Francesco Bellomi-  Paolo Musmeci – Mariella Sorelli: Il Quaderno di ritmica a una o più parti vol.1 (Ricordi)

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